Approvati i risultati dell’esercizio 2021
Vendite di cemento in aumento (+6,7%), grazie ai progressi ottenuti in Italia, Stati Uniti ed Europa Orientale; leggera variazione negativa in Europa Centrale. Produzione di calcestruzzo preconfezionato anch’essa in crescita (+3,4%)
Il margine operativo lordo di 795 milioni e il risultato operativo di 546 milioni esprimono un miglioramento di circa il 4% a cambi costanti
Negli ultimi mesi dell’anno, la combinazione favorevole di prezzi e volumi ha permesso di mantenere quasi invariata la redditività caratteristica dell’esercizio, nonostante l'aumento senza precedenti dei costi di produzione (soprattutto energia elettrica e combustibili)
Dividendo proposto: 40 centesimi per azione (25 centesimi per azione nel 2020)
Dati consolidati | 2021 | 2020 | % 21/20 | |
Vendite di cemento e clinker | t/000 | 31.202 | 29.250 | +6,7% |
Vendite di calcestruzzo | m3/000 | 12.141 | 11.743 | +3,4% |
Fatturato | €/m | 3.446 | 3.222 | +6,9% |
Margine Operativo Lordo | €/m | 795 | 781 | +1,8% |
Margine Operativo Lordo ricorrente | €/m | 796 | 785 | +1,4% |
Utile netto degli azionisti | €/m | 542 | 560 | -3,2% |
Dic 21 | Dic 20 | Var. | ||
Posizione finanziaria netta | €/m | 236 | (242) | 477 |
Il Consiglio di Amministrazione di Buzzi Unicem SpA si è riunito in data odierna per l’esame dei bilanci civilistico e consolidato dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2021.
Nell’esercizio appena concluso, il gruppo ha venduto 31,2 milioni di tonnellate di cemento (+6,7% rispetto al 2020) e 12,1 milioni di metri cubi di calcestruzzo preconfezionato (+3,4%).
In Italia, nell’ultimo trimestre del 2021 l’economia ha mostrato uno sviluppo moderato (+0,6%), in coda agli incrementi più evidenti registrati nel secondo e terzo trimestre (rispettivamente +2,6% e +2,7%), sostenuti prevalentemente dalla ripresa dei consumi e dal rafforzamento della produzione industriale. Il rallentamento rilevato in chiusura d’anno è stato influenzato dalla nuova ondata di contagi, conseguente alla diffusione della variante Omicron nel Paese, e dall’ulteriore accelerazione dell’inflazione (+3,9% a dicembre), causata dall’impennata dei prezzi dell’energia e dalle persistenti interruzioni delle catene di fornitura. Le esportazioni, grazie alla solidità della domanda internazionale, hanno mostrato un netto progresso (+18,2% nel complesso dell’anno), più marcato verso i paesi UE rispetto all’area extra-UE. L’espansione della produzione industriale, estesa a tutti i principali comparti ma più marcata per i beni intermedi e strumentali, è stata pari all’11,8% nel 2021, a fronte di una flessione dell’11,4% nel 2020. Il tasso di occupazione, invece, in crescita dal mese di febbraio, è leggermente peggiorato nel quarto trimestre, chiudendo il 2021 comunque sui livelli pre-pandemia (59,0%). In tale contesto, il PIL nel 2021 è salito del 6,5%, mentre l’inflazione, riferita a tutto il periodo, ha raggiunto il +1,9%, spinta al rialzo dal caro energia. La ripresa dell’attività economica si è riflessa anche sui conti pubblici, con il rapporto debito pubblico/PIL intorno al 150%, in miglioramento rispetto al dato del 2020 (155%).
Per quanto riguarda le nazioni dell’Europa Centrale, in Germania, dopo una contrazione del 4,6% registrata per l’anno precedente, nel 2021 l’economia è cresciuta del 2,8%, un ritmo meno brillante rispetto ai principali partner europei. Nel secondo e terzo trimestre, l’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia e l’aumento dei consumi privati ha sostenuto l’economia, rallentata però dalla debolezza delle esportazioni e degli investimenti. Nel quarto trimestre, una ulteriore contrazione degli investimenti associata al rallentamento dei consumi interni, causato dal nuovo incremento dei contagi e dall’aumento dell’inflazione, ha nuovamente rallentato l’economia. Nonostante gli ordinativi abbiano raggiunto livelli elevati, spinti dalla forte ripresa della domanda globale, la produzione industriale, particolarmente nel comparto automotive, è prevista in leggera diminuzione nel 2021, penalizzata dalla carenza di materie prime e semiconduttori. Il tasso di inflazione, in netta crescita nel quarto trimestre, si è attestato al 3,2%, a causa principalmente dell’aumento dei fattori energetici e delle materie prime. In un contesto caratterizzato dal rallentamento degli investimenti delle imprese, diretta conseguenza della debolezza della produzione industriale, gli investimenti in costruzioni hanno mostrato un andamento stabile, sostenuti dalla buona attività nel comparto residenziale.
In Lussemburgo, dopo una contrazione contenuta nel 2020 (-1,8%), nel corso del 2021 il PIL ha mostrato un deciso progresso (+7%), principalmente grazie all’espansione dei consumi privati, tornati sui livelli pre-pandemia già nel terzo trimestre, e alla solidità del settore servizi. Nel corso del primo semestre anche gli investimenti hanno mostrato una dinamica positiva, per poi rallentare nella seconda parte dell’anno. Nonostante l’alto tasso di vaccinazione, durante il quarto trimestre un nuovo peggioramento del quadro epidemiologico ha portato al ritorno delle restrizioni e, di conseguenza, a un rallentamento della dinamica espansiva dei consumi che, tuttavia, non dovrebbe aver avuto un impatto particolarmente sfavorevole sulla crescita. L’inflazione è aumentata significativamente nell’anno, raggiungendo il 3,5%, spinta al rialzo dall’impennata dei prezzi dell’energia, nonché dal rialzo dei prezzi di beni e servizi vari.
Esaminando i mercati dell’Europa Orientale, in Russia, la ripresa economica, dopo un primo semestre robusto sostenuto dal favorevole andamento della produzione industriale e dell’attività estrattiva, nonché dal rafforzamento dei consumi interni, si è confermata anche nella seconda parte del 2021, nonostante alcuni segnali di rallentamento dal terzo trimestre e dovuti alle incertezze circa il quadro epidemiologico e al basso tasso di vaccinazione. La ripresa dell’attività su scala globale, oltre all’aumento dei prezzi degli idrocarburi e delle materie prime, ha avuto un impatto positivo sulle esportazioni e sugli investimenti. A livello settoriale, l’espansione è stata trainata dal settore dei servizi, mentre i programmi governativi di sostegno al credito e di ammodernamento della rete infrastrutturale hanno sostenuto gli investimenti in costruzioni. L’incremento della domanda e il caro energia hanno spinto al rialzo l’inflazione, portando a un inasprimento della politica monetaria da parte della Banca Centrale. Per l’intero anno 2021, il PIL è previsto in crescita del 4,5%, mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi al 5,9%.
In Polonia, l’economia, dopo un primo semestre positivo, si è confermata tale anche nella seconda metà del 2021, nonostante un quadro epidemiologico ancora molto incerto e le interruzioni delle catene di approvvigionamento. Nel terzo trimestre il PIL è cresciuto (+2,1% su base trimestrale), trainato principalmente dal graduale allentamento delle restrizioni legate alla pandemia, che ha sostenuto la ripresa dei consumi interni. In chiusura d’anno, nonostante i rallentamenti su scala globale della logistica, gli investimenti e le scorte hanno mantenuto un andamento espansivo, sostenendo la ripresa dell’attività manifatturiera. In tale contesto, quindi, il PIL ha fatto registrare una crescita del 5,7% nel 2021, mentre l’inflazione è aumentata significativamente nel secondo semestre, a causa dell’andamento dei prezzi delle materie prime e delle strozzature dell’offerta, raggiungendo il 5,2%.
In Repubblica Ceca, l’allentamento delle misure restrittive nel corso del secondo e terzo trimestre ha permesso un rilancio dell’attività economica, favorendo l’espansione dei consumi interni. La risalita dei contagi verificatasi nella parte finale dell’anno e la conseguente introduzione di nuove restrizioni, rivolte principalmente al settore dell’ospitalità, non dovrebbe avere intaccato lo sviluppo positivo della congiuntura. Nonostante la forte domanda globale, la produzione industriale e le esportazioni, particolarmente del comparto automotive, hanno rallentato a causa della perdurante carenza di semiconduttori. Sulla base di tali dinamiche, il PIL per l’anno 2021 è stimato in crescita del 3,3% mentre l’inflazione, in significativo aumento in chiusura d’anno, ha raggiunto il 3,3%, al traino dell’aumento dei prezzi dei beni e dei fattori di produzione.
In Ucraina, dopo il recupero dell’attività economica nel corso del secondo trimestre, grazie al positivo andamento della domanda interna, della produzione industriale e delle esportazioni, nel terzo trimestre il prodotto è cresciuto a un ritmo più debole, in un contesto di generale rallentamento. Nell’ultimo trimestre, nel quadro di evidente incertezza dovuto in larga parte alle tensioni crescenti al confine con la Russia e ai ritardi nella campagna di vaccinazione, la fiducia dei consumatori è peggiorata mentre il settore agricolo ed estrattivo hanno mantenuto un andamento espansivo. Per l’intero 2021, il PIL dovrebbe crescere del 3,5% e l’inflazione, alimentata sia dalle dinamiche del commercio globale sia dalla ripresa della domanda interna, è prevista attestarsi a un livello elevato (+9,5%).
In Stati Uniti d’America, alla crescita dell’attività economica rilevata nel corso del primo semestre, favorita dalla dinamica positiva dei consumi e dal contributo dell’America Rescue Plan, è seguito un rallentamento nel corso del terzo trimestre, dovuto al peggioramento del quadro epidemiologico, con la diffusione della variante Delta, e alle interruzioni delle catene di approvvigionamento. Nel quarto trimestre, invece, l’economia statunitense ha registrato una forte accelerazione (+7,0%), grazie alla ricostituzione delle scorte e alla dinamica positiva delle esportazioni, decisamente superiori alle importazioni. Inoltre, i consumi e gli investimenti privati hanno compensato il calo della spesa pubblica. A causa dei rincari dei fattori energetici e delle componenti legate agli autoveicoli e agli affitti, l’inflazione è aumentata significativamente nella seconda metà del 2021, toccando il valore massimo dagli anni Ottanta. Le più recenti stime indicano che la crescita del PIL sarà pari al 5,7% nel 2021, mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi al 4,3%.
Gli investimenti in costruzioni, al cui andamento è strettamente correlata l’evoluzione della domanda di cemento e calcestruzzo, hanno mostrato una dinamica positiva in Stati Uniti d’America, grazie essenzialmente alla solidità del comparto residenziale. In Italia, l’aumento degli investimenti è stato trainato dall’attività di rinnovo residenziale e dal contributo positivo delle nuove opere pubbliche. In Europa Centrale e Orientale le iniziative di investimento hanno riguardato principalmente il comparto residenziale. In Russia e Ucraina, invece, l’attività edilizia ha mostrato un andamento positivo, sostenuto dall’aumento degli investimenti in opere pubbliche.
Il fatturato consolidato è passato da 3.222,4 a 3.445,6 milioni di euro; nel corso dell’anno non ci sono state variazioni di perimetro, mentre l’effetto cambio è stato sfavorevole per 62,7 milioni; a parità di condizioni il fatturato sarebbe migliorato del 8,9%.
Il margine operativo lordo consolidato si è attestato a 794,6 milioni, in aumento del 1,8% rispetto ai 780,8 milioni dell’anno precedente. L’effetto cambio è stato negativo per 19,2 milioni. Il dato dell’esercizio in esame comprende costi non ricorrenti netti per 1,3 milioni, riferibili ad accantonamenti a fondi per rischi e oneri. Nel 2020 gli oneri non ricorrenti erano stati 4,2 milioni. Escludendo le componenti non ricorrenti, il margine operativo lordo è passato da 785,0 a 795,9 milioni (+1,4%), con un’incidenza sul fatturato del 23,1% (24,4% nel 2020). Il rafforzamento dei risultati operativi in Stati Uniti d’America e Russia, nonostante l’effetto cambio sfavorevole, oltre a Italia e Repubblica Ceca, ha più che compensato il rallentamento registrato in Europa Centrale, Polonia e Ucraina.
Gli ammortamenti e le svalutazioni sono ammontati a 249,0 milioni, contro i 256,9 milioni dell’esercizio precedente. Il risultato operativo si è attestato a 545,6 milioni, in aumento rispetto a 523,9 milioni del 2020. Gli oneri finanziari netti sono passati da 0,3 a 34,4 milioni, principalmente a causa delle variazioni intervenute nel saldo netto delle voci senza manifestazione monetaria, in particolare utili/perdite su cambi. Le plusvalenze da realizzo partecipazioni hanno registrato un contributo positivo di 18,0 milioni, grazie alla cessione di terreni edificabili in Lussemburgo, mentre i risultati delle partecipazioni valutate a patrimonio netto sono passati da 173,1 a 106,1 milioni. Occorre precisare che nel 2020 al saldo aveva contribuito un importo di 103,6 milioni relativo alla cessione d’azienda realizzata dalla collegata Kosmos Cement. Per effetto di quanto esposto, l’utile prima delle imposte si è attestato a 635,3 milioni, in riduzione rispetto ai 700,3 milioni dell’esercizio precedente. Il carico fiscale dell’esercizio è stato pari a 93,0 milioni, contro 139,8 milioni del 2020. La minore aliquota fiscale del 2021, pari al 15% del reddito ante imposte (20% nel 2020), è stata influenzata dalla componente riferita agli esercizi precedenti, che incorpora un beneficio per maggiori ammortamenti anticipati in Stati Uniti, e da un minor reddito imponibile prodotto nelle aree geografiche d’attività in cui il peso fiscale è maggiore. Pertanto, il conto economico dell’esercizio 2021 si è chiuso con un utile netto di 542,3 milioni (560,5 milioni nel 2020). Il risultato attribuibile agli azionisti della società ammonta a 541,9 milioni nell’esercizio in esame (-3,3% sul 2020).
La posizione finanziaria netta del gruppo a fine 2021 è risultata positiva e si è attestata a 235,5 milioni, rispetto a un indebitamento netto di 241,6 milioni di fine 2020. Il miglioramento della posizione finanziaria netta è stato realizzato grazie al favorevole andamento del flusso di cassa generato dalla gestione operativa e da un certo rallentamento dei programmi di investimento industriali, causato dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento dei materiali e dalle difficoltà nello svolgimento delle commesse, conseguenti al persistere della pandemia di Covid-19. Nell’esercizio appena trascorso, il gruppo ha distribuito dividendi per 191,2 milioni e pagato investimenti industriali per complessivi 217,7 milioni, di cui 33,2 milioni dedicati al miglioramento delle performance ambientali e alla decarbonizzazione del processo produttivo. Tra questi ultimi rientrano gli investimenti per incrementare la produzione di cementi a minor contenuto di clinker, il maggior utilizzo di combustibili alternativi e la produzione in-house di energia elettrica. Una quota pari a 16,7 milioni è stata destinata a progetti di incremento della capacità produttiva, tra cui: realizzazione del nuovo reparto di macinazione cemento a Korkino in Russia (4,3 milioni), costruzione di un nuovo deposito del clinker a San Antonio in Texas (2,1 milioni), nuovo impianto di estrazione aggregati naturali a Austin in Texas (4,3 milioni).
Il patrimonio netto al 31 dicembre 2021, inclusa la quota spettante agli azionisti terzi, si è attestato a 4.375,2 milioni contro 3.603,0 milioni di fine 2020; il rapporto passività/patrimonio netto è diminuito a 58% contro 77% del precedente esercizio.
La società capogruppo Buzzi Unicem SpA ha chiuso l’esercizio con un utile netto di 223,2 milioni di euro (293,4 milioni nel 2020) e un flusso di cassa di 257,7 milioni.
Italia
Le nostre vendite di leganti idraulici e clinker, in netto progresso nei primi sei mesi dell’anno, hanno mantenuto un andamento positivo anche nel secondo semestre, grazie alla solidità della domanda interna e al clima mite: con riferimento all’intero esercizio sono cresciute del 15,9%. I prezzi medi di vendita, nello stesso periodo, hanno mostrato un andamento positivo. Il settore del calcestruzzo preconfezionato ha chiuso l’anno in deciso avanzamento (+17,4%), con prezzi anch’essi in rialzo.
Tale andamento di volumi e prezzi ha generato un fatturato pari a 604,7 milioni, in aumento del 20,7% (501,1 milioni nel 2020). I costi unitari di produzione hanno mostrato un netto peggioramento a causa del significativo aumento dei costi per combustibili ed energia elettrica, nonostante un marginale miglioramento della componente fissa. Il margine operativo lordo ha raggiunto i 40,8 milioni, in crescita del 20,7% rispetto a 33,8 milioni dell’anno precedente. Il margine operativo lordo ricorrente, uguale a quello dichiarato, è aumentato del 15,2% rispetto ai 35,5 milioni nel 2020 (comprensivo di oneri non ricorrenti pari a 1,6 milioni). Nell’esercizio non sono stati realizzati altri ricavi operativi derivanti da vendite all’interno del gruppo di quote emissione CO2.
Europa Centrale
In Germania, le nostre spedizioni di leganti idraulici, dopo una prima parte del 2021 in leggera flessione, hanno chiuso l’anno in diminuzione (-3,8%), confermando l’andamento debole anche nel corso del secondo semestre, penalizzate dal clima sfavorevole e dalle incertezze legate all’incremento dei contagi da Covid-19. I prezzi medi di vendita, invece, hanno mostrato una variazione favorevole soddisfacente. In tale contesto, anche il settore del calcestruzzo preconfezionato ha chiuso con una produzione in flessione rispetto al 2020 (-4,9%) e prezzi in leggero rafforzamento.
Il fatturato complessivo è così passato da 717,0 a 708,1 milioni (-1,2%) ma il margine operativo lordo è comunque migliorato, da 123,8 a 127,5 milioni (+2,9%). I costi unitari di produzione hanno registrato una netta variazione sfavorevole dovuta ai rincari di combustili ed energia elettrica, oltre all’impennata delle quotazioni delle quote CO2. Nel 2021 sono stati sostenuti costi operativi pari a 23,6 milioni per l’acquisto di diritti emissione CO2 (16,5 milioni nel 2020).
In Lussemburgo e Paesi Bassi, le nostre consegne di cemento, dopo un robusto primo semestre, hanno mostrato un leggero rallentamento nel corso della seconda parte dell’anno, chiudendo il 2021 comunque in discreto progresso (+5,8%), con prezzi di vendita in rialzo. Il settore del calcestruzzo preconfezionato, nonostante un quarto trimestre in recupero, ha registrato un andamento leggermente negativo (-0,2%), associato a prezzi di vendita in miglioramento.
Il fatturato è stato pari a 201,1 milioni, in crescita del 4,9% rispetto all’esercizio precedente (191,7 milioni). Il margine operativo lordo si è attestato a 16,5 milioni, in contrazione rispetto ai 21,7 milioni del 2020. I costi unitari di produzione hanno mostrato un deciso aumento, principalmente a causa dell’incremento dei fattori energetici e delle quote CO2, mentre i costi fissi sono stati più contenuti. Nell’esercizio sono stati sostenuti costi operativi pari a 2,4 milioni per l’acquisto di diritti emissione CO2 (2,1 milioni nel 2020).
Europa Orientale
In Polonia, i nostri volumi di vendita di cemento, dopo le difficoltà emerse nel primo semestre, hanno mostrato buoni spunti nella seconda parte del 2021, chiudendo l’anno in avanzamento (+5,3%). Il livello medio dei prezzi di vendita, in valuta locale, è risultato anch’esso in miglioramento. L’attività di produzione di calcestruzzo preconfezionato ha registrato un progresso ancora più evidente (+24,4%), ma con prezzi di vendita, espressi in valuta locale, in arretramento.
Il fatturato è passato da 117,8 a 126,4 milioni (+7,3%) mentre il margine operativo lordo è diminuito del 11,3%, da 35,3 a 31,3 milioni. Occorre tuttavia ricordare che il deprezzamento della valuta locale (-2,8%) ha influito sulla traduzione dei risultati in euro; a parità di cambio il fatturato sarebbe aumentato del 10,3% e il margine operativo lordo sarebbe sceso del 8,9%. I costi unitari di produzione in valuta locale hanno mostrato una variazione sfavorevole, penalizzati dai rincari dei combustibili, dell’energia elettrica e delle quote di emissione CO2. Nell’esercizio sono stati sostenuti costi operativi pari a 8,7 milioni per l’acquisto di diritti emissione CO2 (6,5 milioni nel 2020).
In Repubblica Ceca, le vendite di cemento, dopo un primo semestre in progresso, hanno confermato un buon andamento anche nella seconda parte dell’anno, chiudendo il 2021 in deciso avanzamento rispetto al 2020 (+10,8%). I prezzi medi di vendita, espressi in valuta locale, sono risultati in rialzo. Il settore del calcestruzzo preconfezionato, comprendente la Slovacchia, ha fatto registrare livelli di produzione in leggero progresso (+1,5%); anche l’effetto prezzi è stato favorevole.
I ricavi netti consolidati si sono attestati a 177,5 milioni (159,5 milioni nel 2020, +11,3%) e il margine operativo lordo è passato da 46,8 a 51,3 milioni (+9,7%). L’apprezzamento della corona ceca (+3,1%) ha impattato positivamente sulla traduzione dei risultati in euro; a parità del tasso di cambio, la crescita del fatturato sarebbe stata del 8,3% mentre il margine operativo lordo sarebbe aumentato di 6,3%. Il miglioramento dei costi dei combustibili e dell’energia elettrica è stato compensato dall’aumento della componente fissa e, in maniera più evidente, dei diritti di emissione CO2: i costi unitari di produzione hanno quindi mostrato una variazione sfavorevole. Nell’esercizio sono stati sostenuti costi operativi pari a 6,6 milioni per l’acquisto di diritti emissione CO2 (1,7 milioni nel 2020).
In Ucraina, la ripresa nel settore delle costruzioni, favorita dagli stimoli governativi, e l’imposizione di dazi sulle importazioni provenienti dalla Turchia, hanno spinto al rialzo le nostre vendite di cemento per l’intero 2021 (+10,4%). I prezzi di vendita, in valuta locale, negativi nei primi sei mesi dell’anno, sono cresciuti durante il secondo semestre, al traino dell’inflazione. Le produzioni di calcestruzzo preconfezionato hanno mostrato una ancor più evidente crescita (+32,7%), con prezzi di vendita anch’essi in rialzo.
I ricavi di vendita si sono attestati a 127,0 milioni, in aumento rispetto ai 116,1 milioni raggiunti nel 2020 (+9,4%), ma ciononostante il margine operativo lordo è sceso da 21,9 a 13,3 milioni (-39,1%). La perdita di valore della valuta locale (-4,6%) ha impattato negativamente sulla traduzione del risultato in euro; a parità di cambio il giro d’affari sarebbe aumentato del 14,4% e il margine operativo sarebbe diminuito del 36,3%. Nonostante il sensibile risparmio nelle voci fisse, i costi unitari di produzione in valuta locale sono peggiorati, principalmente a causa del significativo aumento nei costi per combustibili ed energia elettrica.
In Russia, le vendite di cemento, dopo un primo semestre in netto progresso, hanno proseguito con una certa costanza nella seconda parte dell’anno, grazie alla solidità della domanda e al clima ancora favorevole, chiudendo il 2021 in chiaro miglioramento rispetto all’esercizio precedente (+7,1%). I prezzi di vendita unitari, in valuta locale, hanno mostrato una variazione positiva. La crescente domanda di idrocarburi su scala globale ha avuto un impatto favorevole sulla produzione dei cementi speciali ‘oil-well’, che ha superato decisamente il livello raggiunto a fine 2020.
I ricavi netti si sono attestati a 207,4 milioni, in crescita rispetto ai 195,8 milioni del precedente esercizio (+5,9%) e il margine operativo lordo è passato da 52,9 a 58,6 milioni (+10,7%). L’indebolimento del rublo (-5,4%) ha inciso sfavorevolmente sulla traduzione dei risultati in euro; a parità di cambio, i ricavi sarebbero aumentati del 11,6% e il margine operativo lordo del 16,6%. La redditività caratteristica, in aumento rispetto allo scorso esercizio, si è confermata su livelli decisamente superiori alla media del gruppo (28,2%). I costi unitari di produzione, espressi in valuta locale, hanno mostrato una certa stabilità, grazie all’andamento favorevole dei costi per energia elettrica e combustibili.
Stati Uniti d’America
Le nostre vendite di leganti idraulici, grazie alla solidità della domanda e a condizioni climatiche nel complesso favorevoli, specialmente negli ultimi tre mesi dell’anno, hanno confermato il progresso già rilevato nel primo semestre, chiudendo il 2021 in crescita (+7,5%). La produzione di calcestruzzo preconfezionato, presente principalmente in Texas, nonostante un parziale recupero nel corso del terzo trimestre, ha mostrato una certa debolezza chiudendo al di sotto del livello raggiunto l’esercizio precedente (-2,8%). I prezzi di vendita, in valuta locale, hanno mostrato un buon rialzo nel cemento, mentre nel calcestruzzo l’aumento è stato meno evidente.
Il fatturato complessivo si è attestato a 1.329,6 milioni, in aumento (+5,5%) rispetto ai 1.260,6 milioni del 2020, mentre il margine operativo lordo è passato da 444,2 a 455,1 milioni di euro (+2,4%). Il deprezzamento del dollaro (-3,5%), particolarmente evidente nella prima parte dell’anno, ha avuto un impatto negativo sulla traduzione dei risultati in euro; a parità di cambio i ricavi netti e il margine operativo lordo sarebbero cresciuti rispettivamente del 9,2% e del 6,1%. Occorre ricordare che il dato dell’esercizio in esame comprende una posta non ricorrente pari a 1,3 milioni per accantonamento ai fondi rischi: al netto degli effetti non ricorrenti, il margine operativo lordo ha mostrato una crescita del 2,7%. La redditività caratteristica si conferma ai massimi livelli del gruppo (34,3%) anche se in calo, a causa dell’aumento dei costi unitari di produzione, su cui ha pesato la dinamica decisamente sfavorevole nei fattori energetici, combustibili in particolare.
Messico (valutazione al patrimonio netto)
Le vendite della collegata Corporación Moctezuma, dopo un primo semestre particolarmente solido, hanno mostrato una marginale debolezza nella seconda parte dell’anno, a causa di un rallentamento dell’attività nel comparto edile, chiudendo l’anno comunque in deciso progresso rispetto al 2020 (+8,4%). I prezzi, in valuta locale, si sono anch’essi confermati positivi. Le vendite di calcestruzzo preconfezionato hanno mostrato un andamento favorevole (+8,1%), a prezzi stabili (espressi in valuta locale). Il fatturato ha raggiunto i 661,6 milioni di euro, in crescita del 15,3% sull’esercizio precedente, mentre il margine operativo lordo si è attestato a 282,7 milioni, in aumento rispetto ai 265,0 milioni del 2020. Il peso messicano ha mostrato un apprezzamento di +2,2%; a parità di cambio il fatturato e il margine operativo lordo sarebbero aumentati rispettivamente del 12,8% e del 4,3%. Il netto incremento delle voci combustibili ed energia elettrica ha comportato un peggioramento dei costi unitari di produzione.
La quota di risultato riferita al Messico, compresa nella voce di bilancio in cui confluiscono le valutazioni al patrimonio netto, ammonta a 63,9 milioni (58,1 milioni nel 2020).
Brasile (valutazione al patrimonio netto)
L’andamento brillante delle spedizioni di cemento realizzate dalla nostra joint venture nella prima parte del 2021 si è confermato anche nel secondo semestre e l’esercizio ha chiuso in deciso avanzamento (+53,6%) rispetto al 2020. Determinante è stato il contributo addizionale riferito alle società del gruppo CRH operanti in Brasile, acquisite in aprile. Anche i prezzi di vendita, espressi in valuta locale, hanno mostrato un notevole miglioramento.
Il fatturato si è attestato a 253,4 milioni, pari al +82,2% rispetto ai 139,1 milioni dell’esercizio precedente, mentre il margine operativo lordo ha raggiunto gli 80,9 milioni, in netto aumento rispetto ai 48,0 milioni del 2020. Sulla traduzione dei risultati in euro ha impattato la svalutazione del real brasiliano (-8,2%): a parità di cambio e perimetro, il fatturato e il margine operativo lordo sarebbero aumentati rispettivamente del 32,4% e del 33,6%. La dinamica sfavorevole dei costi unitari di produzione è stata causata dal peggioramento sia delle voci fisse che della componente di costo variabile, in particolare i fattori energetici.
La quota di risultato riferita al Brasile, compresa nella voce di bilancio in cui confluiscono le valutazioni al patrimonio netto, ammonta a 31,8 milioni (0,4 milioni nel 2020).
Evoluzione prevedibile della gestione
Le stime elaborate durante il processo di budget delineavano per il 2022 una moderata crescita dei risultati operativi, grazie a previsioni generalmente ottimistiche riguardo gli investimenti in costruzioni, sia in Europa che in Stati Uniti, spinti da una domanda robusta nel comparto residenziale, seppur in attenuazione rispetto al 2021, e da una maggiore spesa in opere pubbliche, sostenuta dagli effetti iniziali dei piani di sviluppo infrastrutturale (Next Generation EU, Infrastructure Investment and Jobs Act, ecc.). In un contesto caratterizzato da un elevato tasso di inflazione delle materie prime e dell’energia, ci ponevamo l’obiettivo di possibilmente trasferire sui prezzi di vendita l’incremento dei costi di produzione, e raggiungere così una sostanziale stabilità dei risultati operativi in Stati Uniti ed Europa Centrale e qualche miglioramento in Europa Orientale e in Italia. Inoltre, ci aspettavamo un contributo positivo dal miglioramento del tasso di cambio del dollaro e del rublo.
I recenti sviluppi riguardanti il conflitto armato fra Russia e Ucraina hanno chiaramente aggiunto un rilevante elemento di incertezza allo scenario macroeconomico e operativo delineato inizialmente per il 2022. Soprattutto in Europa, i prezzi delle materie prime e dei fattori energetici, invece di stabilizzarsi sui livelli (molto elevati) raggiunti nell’ultima parte del 2021, hanno continuato a crescere esponenzialmente, in particolare dalla seconda metà di febbraio. A tale proposito preoccupa non soltanto la dinamica fuori controllo dei costi di produzione ma anche la scarsità di alcune materie prime fondamentali per il nostro processo produttivo.
In Ucraina, lo scoppio della guerra, con la conseguente e necessaria sospensione dell’attività produttiva e commerciale, in entrambi gli stabilimenti, lascia supporre che i risultati operativi per l’anno in corso saranno probabilmente di segno negativo.
In Russia, invece, le sanzioni internazionali stabilite da Stati Uniti e Unione Europea in risposta all’invasione dell’Ucraina, hanno portato a una significativa svalutazione del rublo e a una revisione fortemente negativa delle prospettive di crescita del Paese. Riteniamo che gli indicatori macroeconomici subiranno un rapido peggioramento, con effetti anche sulla domanda dei materiali da costruzione. Ci attendiamo, quindi, che l’impatto della svalutazione monetaria e quello della probabile recessione economica conducano a una diminuzione molto netta dei risultati operativi, che indicativamente potrebbero dimezzarsi.
Gli effetti della guerra apertasi in Est Europa stanno avendo riflessi particolarmente negativi in Italia. Il nostro Paese, come noto, possiede poche fonti energetiche proprie (o non le utilizza adeguatamente), ha abbandonato l’opzione nucleare, accusa forti ritardi nell’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e ostacola l’utilizzo dei combustibili derivati dai rifiuti in sostituzione di quelli fossili. L’estrema dipendenza dal gas estero, in particolare quello proveniente dalla Russia, ha reso la nostra economia assai vulnerabile in questa fase di estrema tensione con il Paese fornitore. L’elevato tasso d’inflazione e le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime rischiano di interrompere il recupero economico dello scorso anno e farci cadere nuovamente in una fase di rallentamento. I risultati operativi delle nostre attività sono per il momento inferiori al budget; un miglioramento rispetto al 2021 sarebbe possibile solo attraverso un raffreddamento dei costi o un aumento sequenziale dei prezzi, che peraltro potrebbe avere un effetto boomerang sulla domanda di cemento e calcestruzzo.
In Europa Centrale, e anche in Repubblica Ceca e Polonia, ipotizziamo che l’andamento della gestione si svolga in modo più prevedibile. Il contorno politico ed economico è molto sfidante e complicato anche in questi mercati, tuttavia la minor dipendenza dalle fonti tradizionali nella produzione di energia elettrica e l’ampio utilizzo di combustibili alternativi nella produzione di cemento, permettono di mitigare gli aumenti dei costi e quindi offrono maggiori possibilità di ripercuotere a valle gli aggravi, attraverso un aumento dei prezzi di vendita.
Rispetto all’Europa, gli Stati Uniti hanno iniziato l’esercizio in una situazione molto diversa, sia perché geograficamente distanti dal conflitto sia perché completamente autosufficienti dal punto di vista energetico. Stiamo patendo anche su questo mercato un aumento dei costi piuttosto importante ma la domanda di cemento si sta confermando elevata e le principali sfide riguardano piuttosto la capacità di far lavorare gli stabilimenti al massimo della loro produttività e affidabilità. Inoltre dobbiamo fronteggiare al meglio una diffusa mancanza di personale specializzato e di autisti delle betoniere. Pertanto, supponendo che la domanda si mantenga vivace, il mercato dovrebbe essere in grado di accettare prezzi generalmente più elevati, che ci permettano di mantenere la redditività a livelli di eccellenza. La forza del dollaro, se confermata, contribuirebbe alla solidità dei risultati attesi.
In conclusione, ipotizzando che il conflitto militare in Ucraina si protragga per alcuni mesi, a livello consolidato prevediamo per il 2022 una diminuzione del margine operativo lordo di circa il 10% rispetto ai risultati record raggiunti nel bilancio 2021. Sarà nostra cura fornire al mercato indicazioni più precise quando godremo di una migliore visibilità sulla evoluzione dei costi energetici, sulla carenza di materie prime e sulla normalizzazione della catena di approvvigionamento.
Per quanto riguarda le nostre joint venture, ci aspettiamo un ulteriore progresso dei risultati operativi in Brasile, mentre in Messico, nonostante un effetto prezzi positivo, l’aumento dei costi energetici, combustibili in particolare, potrebbe penalizzare la redditività della gestione.
Per quando concerne il programma di investimenti approvato per il 2022, prevediamo possa essere più significativo rispetto a quanto realizzato nell’esercizio precedente. Sono compresi diversi progetti finalizzati al miglioramento continuo dell’efficienza operativa e alla riduzione delle emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dalla Roadmap del gruppo, che sarà pubblicata nel mese di maggio.
Conflitto Russia – Ucraina
Buzzi Unicem dispone in Ucraina di 2 cementerie a ciclo completo, una situata vicino a Rivne (regione nord-ovest) e l’altra a Nikolayev (regione sud, a ovest del fiume Bug Meridionale). Il gruppo opera anche nel settore calcestruzzo preconfezionato, principalmente a Kiev. Dopo la sospensione delle attività produttive, abbiamo messo in atto un piano di emergenza che ha come priorità la sicurezza dei nostri collaboratori, delle loro famiglie e, per quanto possibile, l’integrità fisica degli stabilimenti, in attesa che quanto prima maturino le condizioni per riprendere a svolgere l’attività nel Paese. Precisiamo che alla data di bilancio il valore patrimoniale delle attività nette in Ucraina ammonta a 39 milioni di euro.
In Russia, il gruppo opera con 2 cementerie, nella zona ad est della catena degli Urali. Le sanzioni internazionali conseguenti all’invasione dell’Ucraina, oltre ad impattare negativamente il valore del rublo e le prospettive di crescita del Paese, hanno ridotto notevolmente gli scambi con le economie occidentali, il che comporta notevoli difficoltà a reperire in loco diverse parti di ricambio e/o servizi di assistenza tecnica essenziali per la manutenzione ed il buon funzionamento delle fabbriche. Alla data di bilancio, il valore patrimoniale delle attività nette in Russia ammonta a 450 milioni di euro (di cui 101 milioni riferiti ad avviamento).
Nell’ambito della gestione della crisi, il gruppo ha elevato il livello di attenzione sul tema della sicurezza informatica, adottando azioni di mitigazione sulla base dei migliori metodi di protezione in materia.
La società è in stretto contatto con il management locale e monitora costantemente l’evoluzione della crisi, anche nell’ottica dei piani di investimento previsti nei due paesi.
Sulla base delle informazioni attualmente disponibili, non è possibile effettuare previsioni puntuali circa gli effetti del conflitto sulla situazione economica e la posizione patrimoniale del gruppo. In un caso estremo, giudicato poco probabile, la perdita durevole di valore potrebbe arrivare a circa il 10% del patrimonio netto. Si tratterebbe di un impatto importante ma non tale da modificare il giudizio sulla solidità patrimoniale del gruppo.
Dichiarazione consolidata non finanziaria 2021
Il Consiglio di Amministrazione ha approvato la Dichiarazione consolidata di carattere non finanziario compresa nel Bilancio di Sostenibilità 2021, in ottemperanza a quanto previsto dal D.Lgs. n. 254/2016.
La Dichiarazione consolidata non finanziaria costituisce un resoconto distinto e separato rispetto alla relazione sulla gestione; essa verrà messa a disposizione del pubblico contestualmente alla pubblicazione del progetto di bilancio d'esercizio e del bilancio consolidato 2021.
Proposta di destinazione del risultato d’esercizio
All’Assemblea degli Azionisti fissata in unica convocazione per il giorno 12 Maggio 2022 sarà proposto un dividendo di 40 centesimi per azione. Il pagamento del dividendo, se approvato dall’Assemblea, avrà luogo a partire dal 25 maggio 2022 (con data stacco 23 maggio 2022 e “record date” 24 maggio 2022).
La società, al fine di ridurre al minimo i rischi connessi alla pandemia da Covid-19 e tenuto conto di quanto previsto in materia di svolgimento delle assemblee dall’art. 106, comma 4, del D.L. 17 marzo 2020, n. 18 e successive modificazioni, ha deciso di avvalersi della facoltà di prevedere che l’intervento e l’esercizio del diritto di voto in Assemblea possa avvenire esclusivamente per il tramite del rappresentante designato dalla società ai sensi dell’art. 135-undecies del D.Lgs. n. 58/1998.
Rinnovo autorizzazione per acquisto/disposizione azioni proprie
Il Consiglio di Amministrazione ha deciso di sottoporre all’approvazione dell’Assemblea ordinaria degli Azionisti la proposta di autorizzazione (con correlativa revoca per la parte non utilizzata dell'analoga autorizzazione adottata il 7 maggio 2021) all’acquisto di ulteriori massime n. 12.000.000 azioni ordinarie. L’autorizzazione è richiesta, altresì, per la disposizione delle azioni proprie detenute dalla società.
La proposta di autorizzazione all’acquisto nonché alla disposizione di azioni proprie è motivata dalla finalità di consentire alla società di intervenire nell’eventualità di oscillazioni delle quotazioni delle azioni della società al di fuori delle normali fluttuazioni del mercato azionario, nei limiti in cui ciò sia conforme alla normativa vigente o a prassi di mercato ammesse, nonché di dotare la società di uno strumento di investimento della liquidità. Ulteriore motivazione all’acquisto di azioni proprie può essere quella di disporne come corrispettivo in operazioni straordinarie, anche di scambio di partecipazioni, di permuta, di conferimento o di conversione di prestiti obbligazionari di futura eventuale emissione, o per l’eventuale distribuzione, a titolo oneroso o gratuito, a favore di amministratori, dipendenti e collaboratori della società o di società del gruppo nonché per eventuali assegnazioni gratuite ai soci.
L’autorizzazione è richiesta per la durata di diciotto mesi a far data dall’approvazione dell’assemblea.
Il corrispettivo proposto per l’acquisto è compreso tra un minimo e un massimo rispettivamente non inferiore e non superiore al 10% rispetto al prezzo di riferimento dell’azione ordinaria registrato nella seduta di Borsa del giorno precedente al compimento di ogni singola operazione.
Il controvalore massimo utilizzabile previsto per l’acquisto è pari a 200 milioni di euro.
Gli acquisti di azioni proprie verranno effettuati sul mercato, secondo le modalità operative stabilite nel regolamento di Borsa Italiana, in conformità all'art. 144 bis, comma 1, lett. b), c) e d) ter del Regolamento Consob n. 11971/99 e successive modificazioni. La società potrà anche avvalersi delle modalità previste da eventuali prassi di mercato approvate da Consob, ove applicabili, nonché di quelle di cui all’art. 5 del Regolamento UE n. 596/2014.
Le operazioni di disposizione delle azioni proprie potranno avvenire in qualsiasi momento, in tutto o in parte, in una o più volte, sia mediante alienazione con corrispettivo in denaro sia quale corrispettivo in operazioni straordinarie, anche di scambio di partecipazioni, di permuta, di conferimento o di conversione di prestiti obbligazionari di futura eventuale emissione, nonché per l’eventuale distribuzione a favore di amministratori, dipendenti e collaboratori della società o di società controllate ai sensi dell'art. 2359 del codice civile ovvero per eventuali assegnazioni ai soci, anche sotto forma di dividendo.
A valere sulla precedente autorizzazione rilasciata dall’assemblea ordinaria del 7 maggio 2021, la società ha acquistato n. 6.437.415 azioni proprie ordinarie.
In conseguenza di quanto sopra e tenuto conto delle azioni proprie già detenute, alla data odierna la società detiene n. 6.931.731 azioni proprie ordinarie pari al 3,599% dell’intero capitale sociale.
Altre delibere assembleari
L’Assemblea è stata altresì convocata per assumere le necessarie deliberazioni in merito:
in sede ordinaria:
- all’approvazione della Sezione Prima della Relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti, ai sensi dell’art. 123 ter, commi 3 bis e 3 ter, del D.Lgs. n. 58/1998;
- all’espressione del voto non vincolante sulla Sezione Seconda della Relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti, ai sensi dell’art. 123 ter, comma 6, del D.Lgs. n. 58/1998;
- al conferimento dell’incarico di revisione legale dei conti per gli esercizi 2023-2031
in sede straordinaria:
- il rinnovo per 5 anni delle deleghe agli amministratori:
- per aumenti di capitale per un importo massimo di 26 milioni di euro oltre sovraprezzo con emissione di massime n. 40.000.000 di azioni ordinarie, anche in deroga al diritto di opzione;
- per emettere obbligazioni convertibili e/o con warrant per un importo di massimi 300 milioni di euro, anche in deroga al diritto di opzione;
- per aumenti di capitale, anche a servizio dell’emissione di obbligazioni convertibili e/o con warrant, con esclusione del diritto di opzione nel limite del 10% del capitale sociale, per un ulteriore importo massimo di 13 milioni di euro.
Corporate Governance
Il Consiglio di Amministrazione ha approvato la relazione annuale sul governo societario e gli assetti proprietari, che verrà messa a disposizione del pubblico contestualmente alla messa a disposizione del progetto di bilancio d'esercizio e del bilancio consolidato 2021.
Il Consiglio di Amministrazione ha altresì valutato la sussistenza dei requisiti di indipendenza di cui al Codice di Autodisciplina di Borsa in capo ai consiglieri Elsa Fornero, Aldo Fumagalli Romario, Antonella Musy, Linda Orsola Gilli, Mario Paterlini, Gianfelice Rocca e Giovanna Vitelli.
Il Collegio Sindacale ha riportato al Consiglio di Amministrazione di aver verificato il requisito di indipendenza dei suoi membri.
Prestiti obbligazionari
Nel periodo dal 1 gennaio al 31 dicembre 2021 non sono stati emessi nuovi prestiti obbligazionari.
Nei 18 mesi successivi al 31 dicembre 2021 è previsto in data 28 aprile 2023 il rimborso in linea capitale di 500 milioni di euro riferiti all’Eurobond “Buzzi Unicem €500.000.000 2,125% Notes due 2023” emesso dalla capogruppo Buzzi Unicem SpA nel 2016.
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Il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Elisa Bressan, dichiara ai sensi del comma 2 articolo 154 bis del Testo Unico della Finanza che l'informativa contabile contenuta nel presente comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili.
Contatti societari:
Segreteria Investor Relations
Ileana Colla
Phone. +39 0142 416 404
E-mail: icolla@buzziunicem.it
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I risultati del bilancio 2021 saranno illustrati nel corso di una conference call che si terrà venerdì 25 marzo alle ore 16:30. Per partecipare comporre il n. +39 02 802 09 11.